Ente parco

GESTIONE FLUVIALE

 

La storia del Parco Regionale della Valle del Lambro, e per certi versi dei parchi lombardi, ha avuto una svolta significativa nell’autunno del 2002, precisamente il 26 novembre: il giorno dell’ultima alluvione che ha interessato la Brianza. Oltre 35 milioni di euro di danni lungo il Lambro dal lago di Pusiano, esondato con oltre un metro e mezzo d’acqua in paese, sino a Monza e poi oltre, al di fuori del territorio del Parco.
Quell’alluvione aveva la sua causa principale nelle condizioni meteorologiche, ovviamente, ma anche tante concause e criticità che ne hanno sicuramente aggravato gli effetti: la diga di Pusiano – allora di proprietà privata – non si sapeva nemmeno cosa fosse né chi la gestisse; centinaia di piante schiantate in alveo da mesi; carenza di governance dell’emergenza. E a non avere nessuna competenza sul fiume era proprio l’unico Ente nato per la tutela del territorio attorno ad esso: il Parco.

Da questo episodio, per tanti versi drammatico, nacque la volontà, sollecitata dai tanti Sindaci del territorio, di fare qualcosa di più rispetto alle competenze attribuite ai parchi dalla norma di allora. Da qui il progetto Lambro pulito: 1,4 milioni di euro dedicati alla manutenzione dell’intero corso del fiume; e soprattutto iniziò il percorso virtuoso che avrebbe portato in pochi anni all’acquisizione, a titolo gratuito, della diga di Pusiano e poi alla gestione coordinata del fiume.
Proprio la diga di Pusiano è stata la prima infrastruttura idraulica la cui gestione è stata delegata, dal 2009, al Parco. L’opera in sé non è nuova, ma anzi nata con tutt’altri scopi nel 1812, e il Parco si è occupato di ristrutturarla con un intervento di circa due milioni di euro.

Poi è stata la volta della diga delle Fornaci – o meglio, dell’area di esondazione controllata di Inverigo – a tutti gli effetti un’opera idraulica realizzata nel bel mezzo del Parco, a seguito di un confronto con le associazioni serrato e spesso complicato dalla mancanza di un vocabolario condiviso. Il risultato è stata un’opera ben inserita nel territorio e con una ricaduta – in termini di compensazioni ambientali – ben oltre ogni aspettativa, con interventi diffusi sul territorio e premiati con un cofinanziamento dell’Unione Europea.

In seguito, grazie anche ai risultati conseguiti dal Parco Valle Lambro, sono cambiate molte cose.  Innanzitutto, ora c’è una legge regionale, la 4 del 2016, che stabilisce l’importanza della manutenzione dei corsi d’acqua e indica i Parchi regionali quali Enti deputati a cooperare nella gestione fluviale, per le riconosciute capacità di ideazione, progettazione, realizzazione e gestione di opere idrauliche strategiche.
Capacità che sempre più spesso vengono richieste per affrontare la realizzazione di opere idrauliche e di difesa del suolo al di fuori del territorio stesso dei parchi. Un esempio su tutti è la vasca di laminazione del Gandaloglio, un’opera da 7 milioni di euro, dove si sperimenterà – tra i primi in Lombardia – l’indennità di allagamento per quelle aree che vi saranno soggette poco frequentemente.

L’Ente Parco ha dunque competenze idrauliche a partire dal 2009, anno in cui è stata istituita una nuova struttura dedicata alla riqualificazione fluviale - intesa come attività di ingegneria idraulica e naturalistica - in modo da rispondere appieno all’indicazione normativa di “tutelare e riqualificare le risorse idriche e naturalistiche dei laghi, bacini e corsi d’acqua presenti, nonché le relative sponde e fasce di rispetto”.